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Dopo qualche mese dal servizio fotografico – commissionatoci dall’agenzia che segue il brand – finalmente abbiamo visto le immagini di un camion che riportava sulle fiancate tre splendide facce: quella di un gatto, Tommy, quella di Arianna, quella di Daisy, il cane. Quelle stesse tre facce allegre stanno circolando anche su vario materiale pubblicitario e sulla Home Page del sito http://www.oasy.com.
Ma, a parte essere orgogliosi di aver trovato tre testimonial così perfetti (che sono stati prontamente approvati dall’azienda), questa avventura ci ha consentito di venire a contatto con le persone. E con una storia tenera, che è anche stata riportata sul sito:
http://www.oasy.com/it/love_stories/daisyuna_storia_damore_a_lieto_fine
Potete leggerla sul link, se volete, oppure(scritta da Mery, la mamma di Arianna) nelle righe che seguono. Naturalmente potete anche NON leggerla. Non ci offendiamo. Per noi resta importante aver pensato di insaporire un lavoro che poteva anche risultare «freddo e istituzionale» con un racconto (vero, lo garantiamo) che regala ai personaggi tenerezza, umanità e autenticità.
“Da sempre amanti dei cani, nel 2009 mio marito e io decidiamo di fare accoppiare Nora e Leon, due meticci molossoidi che fanno parte da tempo della nostra famiglia.
Dopo qualche tempo Nora ci regala una cucciolata variopinta, 5 cani di razze completamente diverse, il risultato tangibile di alberi genealogici articolati: un bulldog americano, due San Bernardo, un Boxer, un Pointer. Daisy, appunto.
Sono tutti splendidi, teneramente commoventi, affascinanti nei loro primi movimenti impacciati. Ci piacerebbe, ma non possiamo tenerli: decidiamo di regalarli e iniziamo a spargere la voce.
Prima ancora di perderli per sempre, dichiariamo di essere disponibili a riprenderli, per qualsiasi problema. Si sa, la nostalgia.
I cinque partono, uno dopo l’altro, e ogni volta sono lacrime.
Passano 6 mesi. La famiglia affidataria di Daisy un mattino ci chiama per comunicarci che le cose non vanno come si sarebbero aspettati, che il cane è problematico, instabile, ingestibile, che non riescono ad educarlo, che sporca ancora in casa, che la veterinaria ha – addirittura! – consigliato di lasciarla in canile. Ce la riportano.
Mi sento in qualche modo responsabile del fallimento, e così propongo di tenerla per un po’ per cercare di capire che cosa non va in lei.
Appena liberata, Daisy si lancia in una corsa impazzita, si butta sulla sua padrona rischiando di travolgerla, gira in tondo impaurita, confusa.
Quando loro se ne vanno, lei piagnucola ma solo per un attimo. Nei giorni seguenti continua a comportarsi in modo strano, appare spaventata, si emoziona facilmente, fa pipì come i cuccioli, ad ogni carezza.
La circondiamo del nostro affetto e lei in poco tempo inizia a rispondere ai nostri inviti, obbedisce remissiva ma con una luce di timore negli occhi, come in attesa di una reazione violenta che la ferirà. Iniziamo a sospettare che abbia subito azioni repressive.
Però in qualche settimana Daisy migliora e inizia a guardarci con fiducia. Io decido, pur con una preoccupazione di fondo, di avvertire la famiglia che il cane è in grado di tornare da loro, che ha semplicemente molto bisogno di affetto e di carezze.
Ma i suoi padroni non la vogliono più.
E per fortuna, perché Daisy oggi è un cane equilibrato e sensibile, affettuoso, intelligente, un cane unico.
Ha posato in studio sul set fotografico dei fotografi di Dogs and Us, si è prestata con un po’ di timidezza e di iniziale timore ma alla fine è stata una modella perfetta. Ora che il suo muso potrebbe diventare testimonial di Oasy, cosa diranno i suoi primi proprietari?”